Raja Yoga: corpo energia mente

Nella pratica dello Yantra Yoga usiamo il corpo, la voce e la mente. Il corpo assume certe posizioni e fa certi movimenti, la voce s’impegna in varie tecniche di respirazione dette pranayama, e la mente si concentra o visualizza determinate cose allo scopo di andare al di là del giudizio e del pensiero discorsivo e di entrare nella contemplazione. In questo modo, utilizzando insieme il corpo, la voce e la mente, abbiamo la possibilità di arrivare alla conoscenza reale, cioè alla comprensione del nostro originario stato primordiale.

Chogyal Namkhai Norbu – Un’introduzione ai principi generali dello Yantra Yoga.

Secondo un certo modo di vedere la pratica dello Yoga che sostanzialmente separa il corpo dalla mente, sembra che il praticante debba “fare”, ad esempio, prima cinque anni di posizioni (asana), poi tre anni di esercizi respiratori (pranayama) e quindi finalmente possa accedere alle pratiche meditative.

A me pare però che in qualsiasi momento della nostra vita, se osserviamo noi stessi vediamo che c'è il corpo che, di momento in momento, manifesta una posizione particolare (in piedi, seduti, supini, proni ecc.) unitamente ad un flusso di sensazioni tattili.

Insieme al corpo possiamo constatare che c’è il respiro: dal momento della nascita fino alla cessazione della vita, saremo cullati continuamente dal movimento naturale dell’inspiro e dell’espiro, dove l’andare e venire del respiro è una manifestazione del processo energetico che sostiene la vita.

Infine è sempre presente una dimensione più sottile che possiamo chiamare processo mentale. Anche se in generale non ne siamo consapevoli, il nostro stato di attenzione o di distrazione, il nostro atteggiamento interiore, come anche il flusso che può apparire continuo di pensieri emozioni influenzano in modo determinante il sistema mente corpo.

Proprio perché, nella realtà, questi tre aspetti sono sempre presenti e interconnessi, è importante non separarli atificiosamente nella pratica, ma al contrario, fin dall’inizio cercare di familiarizzarci con le loro molteplici caratteristiche e reciproche interazioni.

Il corpo e la mente non sono né uno né due. Se pensate che il corpo e la mente siano due, è sbagliato; se pensate che siano uno, è ancora sbagliato. Il corpo e la mente sono due e uno allo stesso tempo.

Shunryu Suzuki Roshi – Mente Zen mente di principiante

Il sistema mente corpo è un processo in continuo cambiamento: se osserviamo con attenzione possiamo notare come un cambiamento in un aspetto del sistema, sia esso a livello più grossolano, fisico, oppure a livello più sottile, mentale, influenza l’intero processo.

Non occorrono anni di esperienza per notare come una sequenza di posizioni eseguita in modo appropriato porti naturalmente ad avere un respiro più fluido e leggero e una mente più chiara e tranquilla; allo stesso tempo, se si è maturata una esperienza meditativa che ci permette di ritrovare calma e chiarezza mentale e di mantenerle per un certo periodo di tempo, allora si può notare come, dopo una pratica meditativa eseguita in una posizione seduta e immobile, “stranamente” il corpo è più sciolto e se eseguiamo una sequenza di posizioni, queste sembrano “più facili” e prendono un gusto nuovo, più intenso.

Con un po’ di attenzione e auto osservazione, è possibile notare (anche nella vita quotidiana) come, ad esempio, l’agitazione mentale dovuta ad una emozione alteri il ritmo e la qualità del nostro respiro e renda tese e contratte certe parti del corpo; viceversa se rendiamo il respiro più profondo, lento, fluido, armonico, allora il sistema mente corpo lentamente si tranquillizza e può ritrovare calma e chiarezza.

Corpo, mente e respiro sono intimamente connessi; un cambiamento in uno di essi si manifesta necessariamente negli altri due. Il potere di questa interazione è tale che si può utilizzare ciascuno dei tre elementi per ottenere i risultati voluti.

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Perciò una pratica adeguatamente integrata comporta l’unificazione di corpo, respiro e mente, e deve essere eseguita ogni giorno in modo da diventare parte integrante della vita. Tale pratica porterà all’individuazione e alla coltivazione di tutti gli aspetti di sé.

A. G. Mohan – Lo Yoga per il corpo il respiro e la mente.

Oltre a non separare artificiosamente corpo, respiro e mente, ma a riconoscere fin dall’inizio la loro interconnesione, è importante comprendere che ci sono tre “ingredienti” indispensabili per qualsiasi tipo di pratica: attenzione, rilassamento e perseveranza.

Nell’esecuzione degli esercizi occorre riscoprire e coltivare una qualità di attenzione viva e continua, e allo stesso tempo non giudicante, empatica e unitiva: una mente sveglia, raccolta e ricettiva fornisce il sostegno e la guida per la nostra pratica ed è anche il risultato, il frutto della pratica stessa.

Quando iniziamo a praticare, proprio perché siamo separati da noi stessi, ci facciamo guidare da una comprensione razionale dei metodi che utilizziamo: è un po’ come se dall’esterno applicassimo la tecnica su di noi. Però, man mano che progrediamo, possiamo imparare ad affidarci sempre di più alla nostra percezione diretta, alla sensibilità, all’intuizione, alla capacità di contatto empatico che sviluppiamo attraverso la continuità dell’attenzione: allora la pratica è guidata dall’interno e risponde veramente alle nostre reali esigenze.

La pratica non è una “medicina amara da buttare giù” e gli esercizi non vanno fatti stringendo i denti, sforzandosi, cercando di raggiungere un ideale a tutti i costi. Ricerchiamo invece il massimo del rilassamento, dell’agio: questo non significa che non c’è intensità, che non c’è efficacia, è proprio il contrario: solo basandoci su una qualità di agio, di piacevolezza, di rilassamento di mente corpo, l’esercizio riesce a raggiungere il massimo di intensità e di efficacia. Si tratta quindi di aprirsi e gioire nel processo, lasciando andare l’attaccamento a idee e a risultati prefissati.

Perseveranza significa che l’applicazione di tecniche, esercizi, metodi va ripetuta più e più volte (viene voglia di dire infinite volte); non dovrebbe però mai diventare meccanica, automatica, ma sempre mantenere una qualità di freschezza, di scoperta, di vivo interesse e di viva partecipazione. Senza ripetizione, senza continuità, senza perseveranza non è possibile che gli effetti delle pratiche si manifestino e diventino stabili, in quanto gli schemi corporei, i modelli abituali di pensiero, di reazione emotiva e di comportamento hanno una forza, un’energia che si è creata e consolidata nel tempo.

Può essere utile pensare al sistema mente corpo come ad un volano che ha acquisito negli anni un certo movimento rotatorio: anche se smettiamo di alimentare il movimento e anzi diamo delle spinte contrarie, il volano, avendo acquisito una sua forza inerziale, continuerà comunque a girare nella stessa direzione; occorrerà quindi continuare a fornire per un certo periodo di tempo delle spinte contrarie, per fare in modo che il volano possa fermarsi e iniziare a girare in direzione opposta.

Sostanzialmente, qualsiasi metodo utilizziamo, che sia più legato agli aspetti grossolani, fisici, o che sia più in relazione agli aspetti sottili, mentali, invece di ripetere l’esercizio in modo distratto e meccanico, separati da noi stessi e da ciò che facciamo, riscopriamo il piacere di vivere l’esercizio, il piacere di essere l’esercizio: in questo modo sviluppiamo una conoscenza diretta e intuitiva di noi stessi, e offriamo al nostro corpo e alla nostra mente la possibilità di mettere in moto la propria naturale capacità di autoregolarsi e di ritrovare salute e benessere a tutti i livelli.