Se fossimo veramente in contatto con noi stessi, se abitassimo il corpo in modo tranquillo, amichevole ed empatico, non avremmo bisogno di linee guida nella pratica: di momento in momento le posizioni appropriate e salutari, e le modalità di esecuzione più opportune ed efficaci nascerebbero spontaneamente dal nostro stato di ascolto, dalla nostra sensibilità.
Poiché, in generale, quando ci accingiamo a praticare una sequenza di posizioni, partiamo da uno stato di dispersione-distrazione, allora è opportuno seguire delle linee guida, avere un orientamento, un atteggiamento appropriato.
Le considerazioni che seguiranno non sono dei dogmi, né delle regole fisse che vanno applicate meccanicamente: sono invece qualcosa che va sperimentato e riscoperto nella propria pratica, qualcosa su cui riflettere, un orientamento che ci permette di sviluppare una esperienza personale.
Linee guida:
1. Sia all’inizio che alla fine di una sequenza di posizioni ci concediamo uno spazio di raccoglimento, rilassamento e ascolto. Ci fermiamo e osserviamo la nostra esperienza immediata, preferibilmente in posizione supina (shavasana) o seduta (gambe incrociate, panchetto o sedia).
1.1. promuoviamo uno stato di raccoglimento portando l’attenzione all’esperienza del corpo e del respiro.
1.2. favorendo la continuità dell’attenzione permettiamo al sistema mente corpo di rilassarsi, tranquillizzarsi, assestarsi.
1.3. l’ascolto è qualcosa che accade quando lasciamo la presa, quando lasciamo essere, è uno stato che accade quando riconosciamo e accogliamo la nostra esperienza immediata senza giudicare, interferire, manipolare.
2. Nella pratica delle posizioni cerchiamo sempre di unire stabilità e agio:
2.1. per stabilità si intende, sul piano mentale, una attenzione continua, ma senza alcuna tensione, una presenza rilassata ma viva
2.2. sul piano fisico stabilità significa forza, immobilità e allineamento
2.3. agio significa percepire una qualità di benessere, di rilassamento nella posizione
3. è importante non forzare né il corpo né il respiro, cercando di momento in momento lo sforzo appropriato , e il rilassamento delle tensioni inutili
4. durante l’esecuzione della sequenza, ogniqualvolta se ne sente la necessità ci si può riposare, sia in posizione supina (shavasana) che in posizione seduta o in piedi
5. durante l’esecuzione dinamica delle posizioni, il numero di ripetizioni può variare da un minimo di 4-6 fino ad un massimo di 8-12
6. una volta familiarizzati con le posizioni, queste si possono mantenere in modo statico, inizialmente per 4-6 respiri, e poi progressivamente per un numero maggiore di respiri
7. le posizioni asimmetriche vanno ripetute da entrambe i lati per lo stesso numero di volte e/o respiri
8. armonizziamo il respiro con i movimenti del corpo nei modi che conosciamo e rallentiamo il ritmo del respiro e dei movimenti; manteniamo un respiro agevole, tranquillo, lento, fluido e profondo
9. manteniamo un approccio gentile, lavorando con ginocchia e gomiti elastici, morbidi, non bloccati
10. adattiamo le sequenze e le posizioni ai nostri bisogni e alla nostra condizione e non viceversa: non c’è bisogno di eseguire “tutte” la posizioni, né di eseguire le posizioni più impegnative o straordinarie, al contrario ricerchiamo la semplicità e l'agio
11. da una parte diamo continuità ed energia alla pratica: lo Yoga è un processo di apprendimento, un processo di auto-educazione che avviene attraverso la ripetizione degli esercizi; contemporaneamente ci orientiamo verso il non attaccamento, verso un senso di apertura, di lasciar essere, e manteniamo un atteggiamento amichevole ed empatico, gentile e delicato, leggero e giocoso: non è tanto importante cosa facciamo, ma è di maggiore importanza il come lo facciamo; non è così importante la forma esteriore delle posizioni, ma è di maggiore importanza il come abitiamo la forma.
11.1. non siamo in conflitto, in guerra, né col corpo, né con la mente: impariamo a riconoscere, rispettare e accogliere la nostra esperienza sia quando è piacevole e sia quando è spiacevole; in particolare un dolore fisico o un respiro disagevole sono utili indicatori che ci informano che occorre cambiare qualcosa in ciò che facciamo e/o in come lo facciamo
11.2. non siamo in competizione, né con noi stessi, né con gli altri: non cerchiamo di andare oltre i nostri limiti né ci manteniamo sul limite stringendo i denti
11.3. impariamo ad abitare il nostro corpo in modo tranquillo, caldo, amichevole ed empatico.
12. Il sistema mente-corpo è una totalità organica, vitale, inseparabile e nella pratica dello yoga in generale, e delle posizioni in particolare, ricerchiamo e riscopriamo una esperienza che integra e riconcilia tutti i vari aspetti del nostro essere: quindi, sebbene il “punto di partenza”, il “contesto” della pratica delle posizioni sia il corpo, la forma che assume il corpo, l’esperienza è sempre globale, e comprende e integra, oltre al corpo, tutti i cinque sensi, e in particolare il corpo come campo/spazio di sensazioni tattili; comprende e integra il respiro insieme agli aspetti più sottili, mentali, come l’attenzione, l’intenzione e l’atteggiamento interiore.