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Prologo


Ad un certo punto del mio percorso, come praticante Buddhista, come praticante di Yoga, ho iniziato a riflettere sulla mia stessa pratica: “che cosa mi è rimasto, che cosa ho compreso veramente dopo tutti i corsi di Yoga, i ritiri di Vipassana, gli insegnamenti ricevuti sullo Dzog-chen e il Buddhismo?”

Inoltre, da qualche anno, ho iniziato a condurre gruppi di Yoga e così mi trovo a dover rispondere a domande del tipo: “Che tipo di Yoga insegni? Insegni Hatha Yoga?”

A prima vista le riflessioni sulla pratica e le domande sul tipo di yoga potrebbero sembrare due cose distinte, separate, in realtà a me pare che siano proprio la stessa cosa: in ogni caso si trasmette ciò che si è, si insegna solo ciò che si è veramente assimilato.

Nel seguito cercherò quindi di rispondere a queste domande, non con l’intenzione di definire un punto di arrivo (ci sono punti di arrivo?) e nemmeno con l’intenzione di enunciare qualche verità assoluta (ci sono verità assolute?): l’idea è piuttosto quella che può avere un viaggiatore che, dopo un certo periodo di tempo, ha bisogno di fare il punto, di comprendere dov’è, per poter poi continuare il proprio viaggio con una direzione più chiara: invece di un punto di arrivo è più come un punto di ri partenza, un orientamento nella mia ricerca.
Nei confronti delle persone che seguono i miei corsi questo manoscritto è un modo per comunicare in modo più chiaro ciò che ho compreso, è un modo di raccontare la mia esperienza nella speranza che possa in qualche modo stimolare e dare fiducia a chi magari inizia o è già su un cammino di ricerca interiore.

Inoltre si è presentata un’altra “occasione” per questo scritto, cioè la tesi per il conseguimento del diploma della “Scuola Superiore di Filosofia Orientale e Comparativa” presso l’Istituto di Scienze dell’Uomo di Rimini.
Poichè ritengo che la filosofia non è separata dalla vita quotidiana nè dalla ricerca interiore , pena diventare un “giochino” della mente razionale che a nulla serve, allora mi è sembrato che ciò che stavo scrivendo, che certamente riflette un modo personale di vivere la ricerca interiore, fosse comunque appropriato per la tesi.

Ho diviso l’esposizione in tre capitoli principali che ho intitolato “Rilassamento totale”, “Un tocco leggero” e “Nessun guadagno nessuna conoscenza”.
Quando guardiamo un panorama, all’inizio diamo uno sguardo d’insieme, poi esploriamo via via i dettagli e alla fine ritorniamo ad uno sguardo d’insieme più consapevole: allo stesso modo il primo capitolo presenta un quadro generale della ricerca interiore all’interno del quale sono messi in evidenza due aspetti essenziali, cioè la consapevolezza e il rilassamento; nel secondo capitolo presento la pratica spirituale descrivendola da angolature e punti vista diversi; infine, nell’ultimo capitolo, ritorno ad uno sguardo d’insieme trattando più in dettaglio l’aspetto del frutto, dei risultati della pratica.
Vorrei sottolineare però che questa suddivisione è funzionale all’esposizione: quando si scrive come quando si parla, non si può evitare di separare il tema trattato in sezioni distinte e di dare un ordine lineare alle varie parti, ma nella realtà, nella vita, non esiste un ordine lineare, non esistono separazioni; e se è certamente possibile distinguere i vari aspetti della realtà, essi sono comunque inseparabili e in relazione reciproca.
Ognuno dovrebbe quindi sentirsi libero di leggere questo manoscritto nell’ordine e nel modo che più gli è congeniale: l’importante è leggere con presenza e apertura e, soprattutto, riflettere e comprendere per se stessi se ciò che viene letto ha un qualche senso, una qualche utilità, se “risuona” in qualche modo dentro di noi.

Questa è una versione preliminare di uno scritto che, per sua natura, sarà sempre in qualche modo in divenire; anche la forma è ancora da raffinare e ripulire, ma ho pensato che potesse essere comunque utile far leggere ciò che ho scritto, perché, anche se il quadro non è completo, ha comunque una sua coerenza e un suo messaggio; spero che possa contribuire allo sviluppo di una “cultura del risveglio”, cioè un insieme di conoscenze, sensibilità etica e pratiche che ci permettano di vivere la nostra vita in un modo pieno, vivo, gioioso, empatico, e non in una specie di trance, completamente assorbiti dalla frenesia di questa società.